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Eh, la moda, cari miei! Ecco, una volta, mi ricordo, quando ero bambino, le signore erano grandi e rotonde; sembravano capanne. Ce n’erano poche allora, di signore. La moglie dell’intendente, le dame...

— E poi quella cosa dietro... — interruppe zia Porredda — ah, mi ricordo, pareva una sella. Ebbene, sì, voi non lo credete, in fede mia, ricordo che una volta uno ci si sedette sopra...

— L’ultima volta che venni — disse zia Bachisia queste ali erano piccine. Ora crescono... crescono...

Grazia mangiava e pareva non sentisse nulla.

Il «dottore» mangiava anche lui a due palmenti e guardava la nipote con quella sua aria di bambino beato, sorridente. Disse:

— Crescono, crescono... Fra poco spiccheranno il volo... — Grazia alzò le spalle, e non rispose e non sollevò gli occhi. Ecco, ella trovava insopportabile il suo giovine zio, il suo primo antico sogno: e poco male insopportabile, lo trovava ridicolo, qualche volta.

Per un pezzo si parlò di cose inconcludenti; ogni tanto zia Porredda s’alzava di tavola e usciva e rientrava: ogni tanto la conversazione moriva, e un silenzio quasi impacciato regnava. Come l’altra volta si cercava di evitare l’argomento che più interessava le ospiti, e queste, dopo tutto, non se ne trovavano scontente. Ma fu la stessa zia Bachisia che, senza volerlo, provocò l’ingrata conversazione, domandando