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— Macchè bene! Macchè bene! Voi...

— Io dico, ecco, caro amico, pardon; per quest’inverno ancora c’è poco da temere, riguardo alla giovine, perchè fa freddo assai. Per ora, mi immagino, sarà soltanto la vecchia, la suocera di Costantino, che s’agiterà consigliando alla figlia, anzi imponendolo di acciuffar la fortuna. Ma poi verrà la primavera, ecco tutto.

Il cappellano faceva il viso lungo, s’agitava tutto, mentre l’altro, continuando a guardarlo con gli occhietti porcini pieni di malizia, credeva opportuno spiegargli la cosa in termini più chiari, descrivendogli l’avidità della suocera, la gioventù della moglie, i pericoli della primavera... Il cappellano si stizzì.

— Siete insopportabile! Perchè andate a immaginarvi queste cose? Perchè tormentate quel povero ragazzo? Perchè la donna da ragazza ebbe un pretendente vuol dire che...

— Caro amico, non vada in collera, ecco! — disse il re di picche. E gli fece vedere la lettera anonima giunta dal paese di Costantino.

Il cappellano si fece serio; pregò l’ex maresciallo di lasciargli la lettera; poi gli domandò:

— Voi prendete denaro dal Ledda?

— Certo: qualche piccola cosa. È forse disonesto? Non arrischio io la cella col favorirlo?

— E voi credete di compiere il vostro dovere facendo ciò che fate?

— Che cosa è il dovere? Se far del bene al prossimo è il nostro dovere, io lo faccio.