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DI TOSCANA. 23


ritraendo in carta per via di discorso il vero disegno suo, a fine, che quelli, che non possono andar veggendo, quali molti sono, stando a casa loro, a lor fuoco, e letto, senza correre pericoli, possino vedere, e godere, leggendo tutto l’esser suo, come spesse volte si fa d’un ritratto di qualche grand’huomo, ò bellissima donna, che altrimenti non si può vedere dalla maggior parte; acciò poi, come più saggi, e pratichi, ragguagliati di lei, possino far giudizio, se à ragione vien lodata quella Terra, insieme con l’altre quattro nominate, e ricordate per delle belle Terre di tutto il Mondo, dopo le Città, come s’è detto, e come s’intende esser detto dalli Scrittori, e da chi le vede, ò l’ha vedute.

E posta, e piantata questa bella, e vaga Terra di Prato, quasi nel mezo del bello, e vago piano della Serenissima Firenze, e della Illustriss. Pistoia, dalla Natura situato, quasi in forma d’uomo, lungo venti miglia, e largo circa sette, contornato di bellissimi villagi, borghi, e palagi di Cittadini, e Signori, la maggior parte Fiorentini, che quasi appariscono tante città, e terre, e alli due capi, o come vogliamo dire, principio, e fine di cosi fertile, bello, e ben cultivato piano, da un lato siede la bella, e pomposa città di Firenze in sul felice, e grand’Arno, che per il mezo le passa, e dall’altro lato all’incontro, quasi per retta linea li viene posta l’antica,


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