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DI TOSCANA. 17


Negli anni del Signore 1238. la vigilia di S. Giacopo in un Castello, detto Prato, quali si dice esser de’ belli Castelli del Mondo, posto fra Firenze, e Pistoia; essendo un giovane decetto da una rustica semplicità, pose il fuoco nelle biade del tutore suo, conciosia si voleva usurpare l’eredità sua; preso adunque, e confessato, fu sentenziato, che fussi strascinato a coda di cavallo, e dipoi abbruciato, egli facendo voto a S. Giacopo, sendo lungamente strascinato sopra gli asprissimi sassi, stando solamente con la camicia, nessuna lesione sentì nel corpo suo, ne manco la camicia, finalmente legato al palo, ponendo da ogni lato le legne, e dato fuoco, s’abbruciarono le legne, e li legami; egli sempre invocando S. Giacopo non fu trovata alcuna lesione nel corpo suo, ne tampoco nella camicia, e quelli volendo un’altra volta porlo nel fuoco fu liberato dall’Apostolo S. Giacopo, et magnificamente lodò Iddio, e detto Santo.

Furono mal ragguagliati, ed informati quelli, e questi Reverendissimi per la Terra a dire Castello, che Castello si diceva anticamente la fortezza, fatta da Federigo Barbarossa Imperador Germano, che fondò detto Castello per fortezza della Terra di Prato, e del luogo, quale è tuttavia in piedi, e serve per fortezza, e si diceva allora il Castello dell’Imperadore, fatto assai tempo dopo la Terra di Prato, come si sà


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