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188 | myricae |
come il tuo fiore: e io credea vedere
occhi di cielo, dallo sguardo fiso,
d’anacoreti, allo svoltar, tra nere
16ombre, improvviso;
e il bosco alzava, al palpito del vento,
una confusa e morta salmodia,
mentre squillava, grave, dal convento
20l’avemaria.
VI
Dittamo nato all’umile finestra,
donde pel Corpusdomini sorrisi
alla soave tra fior di ginestra
4e fiordalisi
processïone; io so di te, che immensa
virtù possiedi ne’ chiomanti capi,
cespo lanoso ed olezzante, mensa
8ricca dell’api.
Te, con la freccia tremolante al dosso,
cerca nei monti il daino selvaggio,
farmaco certo — di lui segue un rosso
12rigo il viaggio —