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l’«azione». Un sergente è il primo. Vengono due capitani: il Morozzo e il Mirto. Quest’ultimo ha la testa bendata. Passa fumando, tranquillamente, una sigaretta. Il 39° battaglione ha avuto 54 feriti e nemmeno un morto. Intanto gli austriaci hanno incendiato il «boschetto» per impedire la nostra avanzata. Le fiamme altissime arrossano l’orizzonte.


22 Ottobre.


Tre mine di proporzioni colossali sono state fatte scoppiare dagli austriaci sulla cima dell’Jaworcek, sollevando un turbine di macigni e di sassi. Nessuna vittima.

Oggi, secondo giorno dell’azione. Tuonano sempre i cannoni. Alla nostra sinistra, sul Piccolo Jaworcek, fuoco vivissimo di fucileria.


23 Ottobre.


Ieri sera — a notte fatta — quattro colpi da 280. Poi, a due riprese, fuoco intenso di fucileria austriaca e di cannoni di piccolo calibro. Dopo, durante la notte, calma. La Divisione ha mandato un fonogramma d’augurio all’11° bersaglieri, nella ricorrenza, tragica e gloriosa ad un tempo, di Sciara-Sciat. Il mio vice-squadra Mario Simoni, di Camerino, che si trovava in Libia ed era attendente del colonnello Fara, mi racconta spesso come si svolse l’episodio di Spiapa-Sciat