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64 benito mussolini

scoppio di un 305 italiano fa tremare la montagna. Se l’artiglieria nemica deprime, l’artiglieria nostra solleva. Quando i nostri cannoni sono in funzione, i bersaglieri si dànno alla pazza gioia. Girano da riparo a riparo, fischiano, cantano. Accompagnano i proiettili con grida, con auguri.

Il soldato di fanteria non ha che un desiderio: quello di sentir sempre la voce dei nostri cannoni, sempre, di notte e di giorno. Quando sono i cannoni austriaci che sparano e i nostri tacciono, i bersaglieri impazienti... protestano contro la nostra artiglieria che... risparmia le munizioni. L’azione della nostra artiglieria è durata un paio d’ore.

Passano delle corvées cariche di munizioni. Ci sono delle casse di bombe sulle quali sta scritto: Haut, Bas. Eviter les chocs. L’avanzata sembra imminente. Sintomatico! I bersaglieri non dicono: combattimento, azione, battaglia; no: dicono: avanzata. Sembra, per loro, già assiomatico, intuitivo, necessario che una battaglia nostra debba risolversi in un’avanzata. Non è sempre così. Ma l’uso generale e unico di questo vocabolo è un altro sintomo dello spirito di aggressività che anima i soldati italiani e della loro certezza di vincere.

Ciò che più mi ha stupito e commosso in questo primo mese di trincea, è lo stoicismo incredibile di cui dànno prova i soldati italiani feriti. Il mio riparo è sulla mulattiera. Ho... la finestra sulla strada. Tutto passa sotto i miei occhi. Ho veduto decine e decine di feriti. I lievi, quelli colpiti a un