Pagina:Mussolini - Il mio diario di guerra, 1923.djvu/64

56 benito mussolini

scheggia ancora calda. Adesso sono i nostri cannoni che cominciano a sparare.

Gli austriaci tacciono. Allegria, per noi. Passano tre feriti, di cui uno solo relativamente grave, perchè ha una gamba spezzata. In fondo valle, il 280 ha fatto qualche vittima. Ci sono alcuni morti — fantaccini e bersaglieri — dei «posti di collegamento». Serata di calma. Qua e là si levano delle voci che cantano. Ma non sono canzoni del repertorio patriottico. Sono del repertorio soldatesco e popolare. Bisogna distinguere. Salvo una che ha un ritornello che dice:

Trento e Trieste
Ti renderò

le altre canzoni sono ben lontane dagli avvenimenti attuali. L’immortale Violetta tiene ancora il primo posto.

E la Violetta
La va, la va...

Alcuni, che devono essere reduci dalla Libia, cantano invece:

Da Tripoli a Gargaresch
Si marcia in ferrovia...

E non manca la canzonetta scollacciata, anzi oscena:

All’osteria del numero uno...
.   .   .   .   .   .   .   .   .   .
Dammela ben, biondina
Dammela ben, biondaaaa...