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Guerra in montagna, tra la neve e il fango
14 Ottobre.
Stamane, solito passaggio di feriti non gravi. Le vedette austriache, implacabili, non cessano un minuto solo di sparare.
Ore quindici. L’artiglieria austriaca, dal Lipnik, io credo, comincia a bombardare la nostra posizione. Venti colpi da 280 che scoppiano in fondo valle. Quattro non scoppiano. Grida di gioia e di scherno partono dai nostri ripari.
Cessa il 280 e comincia il cannoncino. Lo chiamiamo così, col vezzeggiativo, prechè, sparando quotidianamente ci è diventato ormai familiare; ma si tratta di un cannone da montagna da 75. E credo che ce ne sia più d’uno. Quasi tutti gli shrapnels battono la zona occupata dal nostro battaglione. Ci mettiamo in quattro, testa a testa, contro un grosso tronco d’albero che ci ripara magnificamente. È con noi un alpino sorpreso dalla raffica mentre andava a prendere acqua. Scrosciano le pallette, cadono le ramaglie, turbinano le foglie. È finita. Troviamo qualche palletta, qualche