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48 benito mussolini


Rivedo il caporal maggiore Bocconi, barbuto e un po’ dimagrito, il caporal maggiore Strada, ex vigile milanese, sempre pieno d’entusiasmo; il caporale Corradini che mi racconta la straordinaria avventura toccatagli. Doveva andare di guardia, con una squadra, al quarto boschetto. Giunto a un passaggio obbligato e scoperto, sul quale gli austriaci rotolavano continuamente sassi e macigni, il Corradini, volendo appunto evitare un macigno, mise un piede in fallo e rotolò giù, in fondo al burrone. Una notte intera rimase laggiù, nel fango, sotto la pioggia, ritenendosi ormai perduto.

— Fu il pensiero della mia piccina, che mi diede il coraggio — egli mi dice. — A giorno fatto, risalii il pendìo del monte. Nella caduta avevo perduto tutto: zaino, fucile, mantellina. Giunsi a un piccolo posto di fanteria. La vedetta mi intimò l’alt. Quando il caporale del piccolo posto mi ebbe riconosciuto come appartenente all’esercito italiano, mi lasciò passare. Potei riguadagnare — sano e salvo — la mia compagnia. —

Ecco Rampoldi, ex cuoco del Restaurant Casanova. Lo chiamavamo Rampoldo, Rampoldino...

Ritrovo ancora vivi e in gamba i milanesi Spada, Frigerio, Sandri. Viene anche a trovarmi, per conoscermi, il caporale Giustino Sciarra, di Isernia. Ha una curiosa barbetta a punta, rossigna. Cordialità, simpatia, auguri. Si parla di un’avanzata imminente.