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il mio diario di guerra 47


cannonata, il 26 settembre. Il colonnello ripete il discorso ai bersaglieri dell’8ª Crepuscolo. Si parte.


7 Ottobre.


La marcia di stanotte fra tenebre fittissime, per una mulattiera scoscesa e fangosa, entro un bosco, è stata dura.

Parecchie volte i plotoni hanno perduto il collegamento. Alcuni bersaglieri sono caduti e non hanno potuto proseguire. Anch’io — come tutti — sono caduto varie volte, ma l’unico danneggiato è l’orologio che porto al polso. Non va più.

Dieci ore di marcia. Siamo giunti alle due del mattino. Per fortuna, non pioveva e c’erano le stelle. Ci siamo rintanati fra i macigni, nell’attesa dell’alba.


8 Ottobre.


Sveglia alle cinque. Ci spostiamo verso l’alto di un altro centinaio di metri. Ci troviamo sotto una delle «pareti» ripidissime dell’Jaworcek. Dalla cima le vedette austriache sparano continuamente. Mi metto a lavorare accanitamente di vanghetta e piccone, per farmi un buon riparo. Petrella mi aiuta. Ritrovo il tenente Fava, che mi presenta al capitano della sua compagnia, Jannone. Gli amici degli altri battaglioni — appena saputo del nostro arrivo — mi vengono a cercare.