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38 | benito mussolini |
ba gli è scoppiata sopra e gli ha squarciato il petto.
Il ferito non è grave. Si distribuisce la posta.
Il mio compagno di trincea, l’abruzzese Giacobbe Petrella, di Pescasseroli (Aquila), lavora furiosamente di vanghetta e piccozzino per rendere un pochino più solido il nostro riparo. Accanto a me alcuni bersaglieri giocano tranquillamente a sette e mezzo. E’ quell’indemoniato di Marcanio che tiene il banco.
Mi metto a giuocare anch’io e perdo. Se non tuonasse il cannone, non sembrerebbe di essere in guerra.
24 Settembre.
Giornata di grande sole.
Nel bosco è un lento cadere di foglie. Si diffondono tra le squadre le prime notizie. Non sono liete.
Ieri sera, sull’imbrunire, un richiamato che si recava di corvée a prendere il pane, nel l’attraversare la solita posizione scoperta, è stato fulminato da una fucilata. Si chiama Biagio Benati, dell’84, ferrarese anche lui.
Vedo passare gli zappatori. Il porta-mensa degli ufficiali, tal Rossi Giuseppe, manca. Ferito? Morto? Disperso? Bombe, bombe, bombe tutta la notte, sino all’alba. Nessun morto, alcuni feriti. Mattinata di sole e di cannoneggiamento. Passa un Tau-