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il mio diario di guerra 23

Io che marcio in fondo alla colonna, incoraggio coloro che mi stanno vicini.

Passata la prima e comprensibile emozione, la marcia faticosa con zaino completamente affardellato riprende, sotto il fuoco abbastanza accelerato dell’artiglieria nemica. Una granata scoppia vicino a una colonna di muli, ma non fa vittime. Un’altra cade e scoppia in prossimità di un gruppo di bersaglieri e solleva un turbine di schegge.

Un bersagliere grida che è ferito. Ha avuto la clavicola frantumata. Un’altra granata scoppia accanto a un altro gruppo nel quale mi trovo io. Spezza diversi grossi rami di un albero. Siamo coperti di foglia e terriccio. Nessun ferito. Gli austriaci tirano a caso. Imbruna quando giungiamo al comando. Siamo attesi da un maresciallo. Siamo da dodici ore in marcia. Nessuno è rimasto indietro. E si tratta di soldati dei distretti di Cremona, Rovigo, Ferrara, Mantova, nati e vissuti nelle più basse pianure d’Italia. Vecchia e sempre giovane stirpe italica! Un bersagliere mantovano mi avvicina e mi dice:

— Signor Mussolini, giacché abbiamo visto che lei ha molto 'spirito (coraggio) e ci ha guidati nella marcia sotto le granate, noi desideriamo di essere comandati da lei... —

Sancta simplicitas!

Ci contano e ci dividono nei tre battaglioni dell’11° bersaglieri.

E’ l’ora della separazione. Il tenente Izzo, che torna a Brescia insieme con l’ottimo caporale Biagio Biagi di Cento, ci saluta. Noi, assegnati al