Pagina:Mussolini - Il mio diario di guerra, 1923.djvu/28

20 benito mussolini


tenda: caporale Buscema, caporale Tafuri, caporal maggiore Bocconi. Nella notte romba il cannone, verso Gorizia. Nell’accampamento — vigilato dalle sentinelle — silenzio alto. Si sente la guerra.


16 Settembre.


Mattinata fredda. Sull’Isonzo è un velo di nebbia. La notizia del mio arrivo a Caporetto si è diffusa. Discorsi e impressioni. Due soldati d’artiglieria. Accidenti! A sentirli, il nostro esercito è quasi interamente distrutto; l’Inghilterra dorme; la Francia è spezzata; la Russia finita.

Discorsi odiosi e imbecilli che io ho sentito ripetere tante volte. I due compari — che non sono mai stati al fuoco — la piantano in tempo giusto per evitare una energica cazzottatura. Ma ecco tre bolognesi. Il loro morale è infinitamente migliore.

Durante la distribuzione del rancio, un capitano medico mi cerca tra le file.

— Voglio stringer la mano al Direttore del Popolo d’Italia. —

Pomeriggio di chiacchiere. Episodi di guerra. Esaltazione unanime degli alpini. L’Isonzo! Non ho mai visto acque più cerulee di quelle dell’Isonzo. Strano! Mi sono chinato sull’acqua fredda e ne ho bevuto un sorso con devozione. Fiume sacro!