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il mio diario di guerra | 231 |
Clemente Pinti, del Comitato delle Federazioni dei Gruppi autonomi di Milano, del Comitato di propaganda patriottica pure di Milano, dell’ex Consigliere comunale Luigi Bonomelli e di moltissimi e moltissimi altri.
Il maggiore dei bersaglieri R. D. dello stesso reggimento del nostro valoroso soldato, scrive così:
«Caro Mussolini, non ti raccomando di farti animo. Ti offenderei, perchè ti conosco mio fiero bersagliere. Ti auguro di cuore pronta guarigione per averti ancora tra i miei e presto. Arrivederci, mio buon camerata della trincea, e viva l’Italia!».
Alfonso Vaiana dice:
«Le idee sopravvivono agli uomini; però quando le idee hanno assertori della vostra tempra, diventano altari sui quali gli uomini si immolano volentieri. Per questo vi auguro la vita e la salute».
E il dottor Ambrogio Binda, capitano medico, da Milano:
«Fervidissimi auguri ed un abbraccio. Ti aspetto qui!».
Vedo poi lettere e telegrammi ben auguranti di Dante Dini, di Giovanni Capodivacca, di Giselda Brebbia, Ida Bacchi, da Milano; Camillo ed Erminia Guaitani da Cassano d’Adda, Luigi Boni da Forlì, l’editore Ferdinando Zappi da Verona, un gruppo di operai da Torino; prof. G, C. Ferrari