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228 | benito mussolini |
— Passerà! —
La cartella termografica segnava 39,9. Gli manifestai i miei sentimenti migliori, i voti dei compagni, degli amici, degli estimatori suoi, di tutti gli onesti, di tutti i buoni, perchè la guarigione fosse sollecita e completa.
— Guarirò completamente e presto. —
L’aiutai, insieme ad un infermiere, a cambiar posizione nel letto. Lo interrogai sulle cause dello scoppio.
— Non le so bene — egli rispose — Poi raccontò il fatto come è raccolto nel suo Diario.
Domandai a Mussolini come avvenne la sua assegnazione ad una squadra di lanciatorpedini.
— Nel modo più semplice — egli rispose con grande serenità. — Il primo di febbraio potevi andare in Italia per un periodo di tempo più o meno lungo. Ho preferito — e l’ho fatto di mia volontà — di passare al comando di una sezione lancia torpedini, agli ordini di un ufficiale. Alla guarnigione italiana ho preferito le doline del Carso; sulla quota più tragica. Ecco tutto. —
Così dicendo, egli scrollava lievemente la testa sul guanciale. Gli occhi si spalancarono... anche di più.
Un sorriso di compiacenza — quel suo bel sorriso caratteristico, nervoso e cristallino che voi ben conoscete — gli illuminò il volto pallido. Lo accarezzai sulla fronte. Il gesto mi ricordò che egli aveva la febbre alta. La mia presenza diventava, involontariamente, un martirio. Lo facevo parlar