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il mio diario di guerra | 227 |
precisa e non era disposto ad infrangerla a nessun costo.
— I medici hanno proibito ogni visita. Ce ne sono state troppe! il ferito è molto sofferente. Ha la febbre a 40, stasera. Egli stesso desidera di essere lasciato in pace. Mi dispiace tanto, ma è impossibile. —
Declinai la mia qualità di redattore del Popolo, dissi la mia angoscia per la sorte di Lui, parlai dei mio affetto fraterno per il mio Direttore e Maestro...
Nulla!
Domandai di parlare col Direttore dell’Ospedaletto, con qualche medico... Fui accompagnato dal tenente dott. Scipioni. Ripetei l'esser mio, lo scopo del mio viaggio; domandai se era solo concepibile che fossi venuto da tanto lontano per... tornarmene via senza aver veduto Mussolini!
L’ufficiale comprese.
— Aspetti! Ma le raccomando: visita breve. —
Promisi e... non mantenni.
Due minuti dopo, ero vicino a Lui. Il nostro incontro fu sinceramente commosso. Io lo baciai in fronte. Egli sorrise lietamente. I suoi occhi luminosi facevano il posto alla parola. Dicevano chiaro che la mia apparizione inattesa era molto gradita. Per un poco tacemmo. Lui soffriva. Io non sapevo come cominciare...
— Come state?
— Sto bene!
— Avete molta febbre?