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il mio diario di guerra | 195 |
24 Dicembre.
La mia giornata. Al mattino non c’è «sveglia» in trincea. Il sonno non è misurato da un regolamento come in guarnigione, perchè la sua maggiore e minore durata dipende dagli... eventi. Ore otto, piccola colazione. Poi leggo i giornali. Scrivo qualche «franchigia». A mezzogiorno, cucina grassa: ventresca, formaggio, frutta. La proporzione della frutta eccola: un arancio, due mele, quattro fichi, sei castagne. A turno, si capisce. Dimenticavo: un limone, e questo quasi tutti i giorni. Nel pomeriggio, niente. Se c’è la nebbia, me ne vado attraverso il campo di battaglia. Si fanno delle «trouvailles» spesso interessanti. Il cannone ci accompagna fino a sera. Rancio. Silenzio. Notte interminabile. All’indomani... è la stessa cosa.
Vigilia di Natale. Chi ci pensa, fra noi? Cielo plumbeo, nebbia che piove adagio adagio. Lungo la trincea è tutto un picchiettare sui bossoli delle granate esplose, per ricavarne i braccialetti di rame da portare ai paesi... E’ lo «chic» delle trincee! Pomeriggio di tranquillità. L’argomento «pace» e in ribasso. Ognuno capisce e intuisce che non è suonata quell’ora...
Il capitano mi ha dato l’incarico di portare una lettera di auguri al colonnello. Il colonnello è andato nelle trincee avanzate. Lo attendo al ritorno. Agli auguri del capitano aggiungo i miei. Il colonnello mi dice:
— Sono stato in trincea a fare gli auguri ai bersaglieri. Ma il miglior augurio è che il reggimento faccia sempre bene... —