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lare e spesso a quest umile gente, cercare spesso di scendere verso queste anime semplici e primitive, che costituiscono ancora, malgrado tutto, uno splendido materiale umano.

Battaglia di velivoli nella nostra quota. L’austriaco ha tagliato la corda. Non posso sottrarmi alla curiosità dei bersaglieri di un reggimento che sta alla nostra destra. Tre bersaglieri si fermano dinanzi alla nostra tana, un po’ esitanti. Un caporal maggiore mi dice:

— Scusi la nostra curiosità. Lei è...

— Sono io. —

I tre commilitoni mi stringono la mano, siedono come possono, e iniziamo un’amichevole conversazione. Il loro reggimento è stato quindici mesi nel Trentino occidentale, attorno a Bezzecca, ed è stato benissimo. Niente grosse battaglie e perdite insignificanti. Il mio interlocutare è bresciano, ora dimorante a Romagnano Sesia, dove è impiegalo nel Convitto Curioni.

13 Dicembre.


Notte di pioggia a scrosci. Primo visitatore. Un bersagliere dell’84, mantovano, che non mi vedeva più da molti mesi.

— Sono tanto contento di averlo ritrovato. Più contento che se avessi trovato mio fratello... — mi dice. — Potrò dire che anche lei è stato in questo inferno e non ha «tagliato la faccia» ai suoi vecchi compagni dell’84. —