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178 benito mussolini


— Pare! E forte! —

Il fuoco dell’artiglieria nemica aumenta di vigore. Gli shrapnels scrosciano sui ricoveri e, poi, è tutta una pioggia di schegge e di sassi. Silenzio d’attesa.

Un grido vicino lacera l’aria:

— Portaferiti! Portaferiti! —

Ora le nostre artiglierie sono entrate in funzione. E’ un concerto infernale.

— Giovanotti, armatevi e tenetevi pronti! — ordino ai compagni.

Un tenente passa correndo da riparo a riparo, urlando:

— Bersaglieri, armatevi, ma non uscite dai ricoveri! — La tempesta delle artiglierie continua, con un crescendo indiavolato. La fucileria, sopraffatta dalle esplosioni, non si sente più. Lo scoppio dei grossi proiettili fa sussultare la collina. Noi, immobili, attendiamo sempre.

E’ finita. Passa un ferito alla testa, ma non è grave. Cammina, senza scarpe, sul fango, saltellando verso il posto di medicazione. Tre barelle di feriti alle gambe. Un altro portao a spalla. Un ferito al braccio. Due sono gravi. Vanno senza un lamento.

— Sergè, quaggiù c’è uno che non si muove più. E’ colla faccia a terra...

— E’ morto?

— Non lo so.

— Voltalo e portami il piastrino di riconoscimento.