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il mio diario di guerra 173

un tenente e aggunge: — Me ne rincresce, perchè ciò rimanda la nostra avanzata. — Ce un po’ d’impazienza in tutti, anche nei più negativi! Avanzare! La lotta, col suo apparato avventuroso, emozionante, e malgrado i suoi rischi, affascina il soldato. La stasi debilita. L’azione rinfranca. Stanotte bisogna dormire con un occhio aperto.

7 Dicembre.


Tanto per cambiare, piove a dirotto. Il nostro ricovero è un guazzetto di acqua e di fango. Stamani, in un’ora di sosta, le nostre artiglierie avevano aperto un fuoco violentissimo sulle posizioni nemiche. Ora tacciono. Quelle austriache brontolano alla nostra sinistra. La pioggia è il quinto nemico nostro ed è, forse, il più massacrante di tutti.

Gli automobilisti non sono imboscati perchè sono indispensabili. Quelli che tutte le sere ci portano acqua e viveri a duecento metri di distanza dalle nostre trincee di prima linea, rischiano la pelle come noi. Non è molto che un camion con un carico di granate è stato colpito in pieno, lungo la strada di Doberdò, da un proiettile nemico. Coloro che lo guidavano sono andati in pezzi.

Mezzogiorno: piove sempre e più forte. Iersera, dopo sei lunghi giorni di privazione, mi è giunto il Popolo, primo numero dopo lo sciopero tipografico milanese.