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il mio diario di guerra 153

che ora. Si chiama Simoni. Piemontese, un antigiolittiano e interventista fervente. Mi ha narrato e vicende guerresche di questa zona che è la più tranquilla — forse — dell’intera fronte. Mi ha parlato d’una compagnia di alpini, conosciuta in tutta la zona del Fella, col nomignolo di «Compagnia dei Briganti»

Questa compagnia non si compone affatto di ex inquilini delle patrie galere o di gente particolarmente feroce. Si tratta di individui dal fegato sano. Hanno conquistato delle posizioni dominanti e ci sono rimasti, malgrado i contrattacchi ostinati degli austriaci. Al 18, 19, 20 ottobre - mi racconta il capitano Simoni — i «briganti» dovettero sostenere una dura battaglia. Dopo tre giorni di violento bombardamento, gli austriaci pronunciarono un violento attacco. La proporzione delle forze, nel tratto di fronte ai «briganti», era questa: 123 alpini contro almeno un migliaio di nemici. Questi mossero all’attacco, con lo zaino in spalla e ricoperti di fronde, per dissimularsi. Dopo aver resistito a lungo, i nostri alpini chiesero un rinforzo e andò in linea una compagnia di minatori. — La mia! — mi dice con vivo e legittimo orgoglio il capitano Simoni. — La rotta degli austriaci fu completa. Abbiamo contato, dico contato, 460 cadaveri nemici.

Le nostre perdite furono quasi insignificanti. Avemmo poche decine di uomini fuori combattimento. Dall’ottobre gli austriaci rinunciarono ad ogni azione.