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benito mussolini 133


7 Aprile.


Solita ricognizione. Ci siamo spinti oltre il costone Lambertenghi, così chiamato in onore del tenente degli alpini, che scendendo dal Volaja in ricognizione, vi fu colpito a morte da una fucilata austriaca. Qui, alcuni mesi fa, venne catturata dai bersaglieri una piccola pattuglia nemica. Cielo nubiloso. Pochi colpi di cannone nel pomeriggio.

II «morale». Posso scriverne dopo tanti mesi di consuetudine coi soldati? Che cosa è il «morale»? Definirlo in maniere precisa, racchiuderlo in un breve giro di frasi come un ordine di servizio è impossibile. Il «morale» appartiene alla categoria degli «imponderabili»: non lo si misura, lo si sente, lo si avverte, lo si intuisce. Il «morale» è il maggiore o minor senso di responsabilità, il maggiore o minore impulso al compimento del proprio dovere, il maggiore o minore spirito di aggressività che un soldato possiede. Il «morale» è relativo, variabile da momento a momento; da luogo a luogo. Questo stato d’animo che si riassume globalmente col termine «morale» è il coefficiente fondamentale della vittoria, preminente in confronto dell’elemento tecnico o meccanico. Vincerà chi vorrà vincere! Vincerà chi disporrà delle maggiori riserve di energia psichica volitiva. Centomila cannoni non vi daranno la vittoria, se i soldati non saranno capaci di muovere all’assalto;