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primi a subire le violenze dell'invasore. Gente simpatica. Siam giunti al laghetto di Bordaglia, completamente gelato. Dal laghetto ha origine il torrente omonimo che si getta a Pierabech nel Fleons o Degano, dopo aver ricevuto, come confluente, il Volaja.

Il tenente Santi — che oltre ad essere il mio superiore, è un mio amico carissimo — ci ha fatti sostare per alcuni minuti in posizione conveniente per vedere, senza essere visti, le linee nemiche. Col binocolo si vedono benissimo, anche nei dettagli, i «blockhouses» austriaci che presidiano il Passo di Giramondo.

Il tenente Barnaba, territoriale, della compagnia dei volontari alpini, è stato lieto di incontrarmi, e ci ha offerto un sorso di cognac. Di lassù, lo sguardo abbraccia un panorama di montagne meraviglioso. Le Dolomiti della sinistra del Cadore lanciano al cielo le loro guglie sottili. L’anima — dinanzi a questa visione — si dilata e si esalta. La montagna, come il mare, fa «sentire» l’immensità.

5 Aprile.


Nebbia, maltempo. Mattinata grigia. Nessuna ricognizione. I soldati hanno brevi momenti di tetraggine, seguiti da esplosioni di gioia e di allegria talvolta fanciullesca. La neve se ne va. I bucaneve — primi fiori della montagna — cominciano a tappezzare i tratti scoperti. Oggi, non una cannonata e nemmeno fucileria. Quiete assoluta.