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benito mussolini | 125 |
tature delle montagne bianchissime. Lontano si vedono le guglie dolomitiche del Cadore.
Una linea sottile di porpora annuncia il sole. Se fossi un poeta!
Intanto, al lavoro. La mulattiera è colma di neve. Anche i sentieri d'accesso alle «ridotte» della prima e della seconda linea sono ostruiti. Dai costoni quasi perpendicolari dei monti di Vas e Omladel che ci stanno di fronte, si staccano frequenti valanghe. Da lontano sembrano cascate mugghianti. Turbinio di neve sulle cime. Pare che la montagna fumighi. Pomeriggio solatio e calmo. Qualche fucilata solitaria. Verso le tre, abbiamo notato due palloni bianchi, altissimi, che il vento spingeva verso di noi, dalle linee nemiche. Si tratta di uno dei soliti trucchi austriaci; il cesto del pallone recava una poesia contro Cadorna — scritta in italiano — e due cartine geografiche: Ciò che otteneva l'Italia senza la guerra e ciò che ha ottenuto in dieci mesi di guerra
Il Comando austriaco che ci fronteggia è rimasto alla tesi del «parecchio» di giolittiana, nonchè ignobile memoria.
— Ma se i tedeschi — commenta un arguto bergamasco — non hanno altri «balloni» da sparare, presto son fritti. —
1° Aprile
Sono capoposto della guardia al «blockhouse» N.2 dei posti avanzati di prima linea, oltre il val-