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110 | benito mussolini |
attraverso la carta velina. Bisogna camminare a schiena incurvata.
Nevica sempre.
Una valanga si è schiantata sulla baracca dove dormono alcuni sottotenenti, le loro ordinanze, Reali ed io. Sotto l’urto, la baracca si è chiusa come un libro. Per fortuna, nessuno di noi è rimasto ferito. Ho aiutato il tenente Malascherpa — cremonese — a liberarsi dai rottami e dalla neve, che, sfondando la tela della baracca, lo aveva quasi sepolto.
24 Febbraio.
Le solite dodici ore di guardia alla trincea. Sono, colla mia squadra, capitato proprio nel punto dove caddero ieri Manucci e Massari. La neve è ancora rossa di sangue. Scendendo — a servizio ultimato — dalla trincea, porto al maggiore Tentori, comandante il battaglione Bassano degli alpini, una copia del Popolo, col trafiletto dedicato al Volonteri di Monza. Il maggiore mi ricostruisce le vicende della notte tragica — 14 febbraio — nella quale fu tentata la riconquista delle posizioni perdute sul Kukla. L’avvocato Alfredo Volonteri - - volontario — morì colpito da una palla in fronte, mentre gridava: — Alpini del battaglione Bassano, avanti, sempre avanti! — Il maggiore Tentori mi racconta anche la fine eroica di un caporal maggiore che, colpito al ven-