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cosí come in un reggimento un soldato non è diminuito, ma moltiplicato per il numero dei suoi camerati. Lo stato fascista organizza la nazione, ma lascia poi agl’individui margini sufficienti; esso ha limitato le libertà inutili o nocive e ha conservato quelle essenziali. Chi giudica su questo terreno non può essere l’individuo, ma soltanto lo stato.

Lo stato fascista non rimane indifferente di fronte al fatto religioso in genere e a quella particolare religione positiva che è il cattolicismo italiano. Lo stato non ha una teologia; ma ha una morale. Nello stato fascista la religione viene considerata come una delle manifestazioni piú profonde dello spirito; non viene, quindi, soltanto rispettata, ma difesa e protetta. Lo stato fascista, non crea un suo «Dio» cosí come volle fare a un certo momento nei deliri estremi della Convenzione, Robespierre; né cerca vanamente di cancellarlo dagli animi come fa il bolscevismo; il fascismo rispetta il Dio degli asceti, dei santi, degli eròi e anche il Dio cosí com’è visto e pregato dal cuore ingenuo e primitivo del popolo.

Lo stato fascista è una volontà di potenza e d’imperio. La tradizione romana è qui un’idea di forza. Nella dottrina del fascismo l’impero non è soltanto un’espressione territoriale o militare o mercantile, ma spirituale o morale. Si può pensare a un impero, cioè a una nazione che direttamente o indirettamente guida altre nazioni senza bisogno di conquistare un solo chilometro quadrato di territorio. Per il fascismo la tendenza all’impero, cioè all’espansione delle nazioni, è una manifestazione di vitalità; il suo contrario, o il piede di casa, è un segno di decadenza: popoli che sorgono o risorgono sono imperialisti, popoli che muoiono sono rinunciatari. Il fascismo è la dottrina piú adeguata a rappresentare le tendenze, gli stati d’animo di un popolo come l’italiano che risorge dopo molti secoli di abbandono o di servitú straniera. Ma l’impero chiede disciplina, coordinazione degli sforzi, dovere e sacrificio; questo spiega molti aspetti dell’azione pratica del regime e l’indirizzo di molte forze dello stato e la severità necessaria contro coloro che vorrebbero opporsi a questo moto spontaneo e fatale dell’Italia nel secolo xx e opporsi agitando le ideologie superate del secolo xix, ripudiate