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è lo stato. Chi può risolvere le drammatiche contraddizioni del capitalismo è lo stato. Quella che si chiama crisi, non si può risolvere se non dallo stato, entro lo stato. Dove sono le ombre dei Jules Simon, che agli albori del liberalismo proclamavano che «lo stato deve lavorare a rendersi inutile e a preparare le sue dimissioni»? Dei MacCulloch, che nella seconda metà del secolo iscorso affermavano che lo stato deve astenersi dal troppo governare? E che cosa direbbe mai dinnanzi ai continui, sollecitati, inevitabili interventi dello stato nelle vicende economiche, l’inglese Bentham, secondo il quale l’industria avrebbe dovuto chiedere allo stato soltanto di essere lasciata in pace o il tedesco Humboldt, secondo il quale lo stato «ozioso» doveva essere considerato il migliore? Vero è che la seconda ondata degli economisti liberali fu meno estremista della prima e già lo stesso Smith apriva — sia pure cautamente — la porta agl’interventi dello stato nell’economia. Se chi dice liberalismo dice individuo, chi dice fascismo dice stato. Ma lo stato fascista è unico ed è una creazione originale. Non è reazionario, ma rivoluzionario, in quanto anticipa le soluzioni di determinati problemi universali quali sono posti altrove nel campo politico dal frazionamento dei partiti, dal prepotere del parlamentarismo, dall’irrespansabilità delle assemblee; nel campo economico dalle funzioni sindacali sempre piú numerose e potenti sia nel settore operaio come in quello industriale, dai loro conflitti e dalle loro intese; nel campo morale dalla necessità dell’ordine, della disciplina, della obbedienza a quelli che sono i dettami morali della patria. Il fascismo vuole lo stato forte, organico e al tempo stesso poggiato su una larga base popolare. Lo stato fascista ha rivendicato a sé anche il campo dell’economia e, attraverso le istituzioni corporative, sociali, educative da lui create, il senso dello stato arriva sino alle estreme propaggini e nello stato circolano, inquadrate nelle rispettive organizzazioni, tutte le forze politiche, economiche, spirituali della nazione. Uno stato che poggia su milioni d’individui che lo riconoscono, lo sentono sono pronti a servirlo, non è lo stato tirannico del signore medievale. Non ha niente di comune con gli stati assolutistici di prima o dopo l’ ’89. L’individuo nello stato fascista non è annullato, ma piuttosto moltiplicato,