cere, se mi fosse permesso di scorrere per le tante parti della Terra, cioè per un teatro pieno di oggetti sempre nuovi, e di riti e costumi sì differenti da’ nostri? Ma io standomi a sedere, e senza scomodarmi, mi truovo condotto da un saggio Viaggiatore a mirare cotanto lontani e strani paesi, e contemplare tanta varietà e novità di cose, a discernere le prerogative, o pure i difetti, cioè i Beni e i Mali di questo o di quel Popolo, i diversi governi, e le industrie e maniere o lodevoli o biasimevoli di vivere degli uomini sparsi sulla terra. L’imparar cose vere, cose nuove, reca sempre diletto, e tanto più, perchè sebben talvolta c’incontriamo in qualche Popolo e sito del nostro Mondo, sì privilegiato, che può dar motivo a qualche invidia, pure per lo più noi troviamo, nel confronto della nostra situazione coll’altrui, di che sempre più protestarci tenuti alla divina parziale Provvidenza, per averci fatto nascere in Europa, e in una parte dell’Europa sì colta, sì agiata, ed abbondante di