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pava.falla pefte, non morifie dì fame. Il certo e, che quanto io aveva ih mia Balla di bìfcot- to , di frumentone/ è di; limili provvificroi per me, tutto lo.diftribul a gl’ Indiani, non dandomi il cuore di vederli flentare di fame ; nè mi data pena la careftia , quandorcol poco , eh’ io aveva i fi:poneva foccorrere alla loto molto maggiore neceflità. Nè era minor la foliecitodine per gl’inférmi, per gli quali ciafcuna Balfa avea fatto una.o:pio cafe di paglia nel campo, acciocché fletterò difefi dall’,aria , e divifi da i fani . Il.P. Ximcmez ficcome ftava coll’ altra- truppa tre fole (miglia lontano nel fittmicello d’abballo, venne per. tetra a- confettar tatti i noftri infermi : dopo di. che.non avendo più bifogno di lai, alCftemmoinoi altri al bifogno de’ medelìmi. Io fin1’ allora, non. aveva peranche dato Viatico, né E (trema .Udzione, ma v’ aflìcuro bene , che per la prima -volta che amminiftrai quefli dtre&acra- menti, ebbi tutto il comodo di dirozzarmi).. Imperocché una,.mattiha.dopa la fanta Metta, che dicevamo ogni giorno. neli'-Altare portatile, diedi tredeci Viatici ed - altrettante EftremeUnzioni ,che»on né,, potevo, più per : la gran fàti- ea, che -mi; «celiava ufo ibatc tanto ' tempo! incurvato lino a terra, -dovei gl* infermi giacevano , è pattarci per mézzoi d’ eflh, che:fravanò'tutti af- follatir’in quelle capanne ; e. muoverli -peir l’Otto fantp* fenza danneggiarli , oltre/: al fetore die efalazo, e l’orrore , che;cagionano in- rimirarli, mentre non credo'fi truoVi malattia più ftoma- cofaj poiché, da ciò che fembra colli un barn bino ben carico di vajuofi:-; potete conjetturare . che faranno igl’Iòdiani oòn tanti, mali umori addotto che pravvengoqo da: quella tanta carne ,