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Del Paraguai. 19

se ne fa farina, con cui cocendola formano delle focaccie, delle quali si servono ne’ viaggi, ed allorchè vanno alla guerra. Cassava da altri vien chiamato questo pane, e l’usano ancora non pochi popoli dell’Affrica. Strana cosa è, ma pure indubitata, che il sugo di questi ravanelli fa morire chiunque ne bee: cotanto è velenoso! Però conviene spremerlo, restando con ciò libera da ogni cattiva qualità quella pasta, di maniera che anche a gli Europei piace, e riesce salutevole il pane, che se ne forma. Viti non si truovano ordinariamente in quelle parti, o perchè non vi allignano, o perchè anche piantate son corrose dalle troppe formiche, o pure perchè i saggi Missionarj non ne vogliono promossa la coltura per ischivare i disordini, figli assai ordinarj del Vino. Però la bevanda de i più di que’ Popoli, e sopra tutto de i selvaggi, è l’acqua, o pure una spezie di Birra, che si fabbrica dalle Donne con un’estratto delle suddette due radici, e di alcune frutta, e per lo più del solo Maiz, o sia Frumentone abbrustolito, che si fanno bollire insieme. Questo liquore, capace anche di ubbriacare, chiamato Cica, o Ciccia nel Paraguai, e in altri paesi Vipù, Vientan, e Cavin, è il loro più caro regalo. Per far questa bevanda, prendono il grano del Maiz, e lo mettono a molle in acqua, dove sta, finchè comincia a dar fuori, e gonfiandosi mette alcuni rampolletti in quella parte, che il grano stava attaccato alla pannocchia. E dappoichè è così stagionato, lo cuocono in aqua; e poichè ha levato alcuni bollori, deposta la caldaja dal fuoco, lo fasciano riposare. Quel giorno non è da bere; ma ii secondo comincia ad essere alquanto buono da bere; il terzo è buonissimo, perchè sta to-