Pagina:Muratori-Cristianesimo Felice-vol 1-1752.djvu/29

18 Il Cristianesimo Felice

vi mancano aspre montagne, e paludi stabili e pantani, perchè ne’ tempi delle pioggie escono i Fiumi del loro letto; e son frequentissimi i boschi di straordinaria estensione, talmente folti, che impediscono il passaggio dall’un paese all’altro, laonde convien farsi la strada colle accette. Luoghi eziandio s’incontrano montoosi, e di terra ingrata e sterile affatto, per li quali si cammina le intere giornate. Certo è nondimeno, essere un nulla questo poco di cattivo, di cui niun paese manca, rispetto all’universal buono del Paraguai. Pesce in grande abbondanza apprestano i Fiumi, copiosissima caccia i boschi, trovandosi innumerabili Popoli, che vivono solamente di pesca, di cacciagione, di radici, e di frutta nate da sè ne’ boschi, senza sapere o senza voler coltivare il terreno, che è di tutti, perchè non è di alcuno; e non rende, perchè non v’ha chi sappia farlo fruttare. Le stesse inondazioni servono a fecondar le campagne; e que’ boschi orgogliosi indicano anch’essi la forza del medesimo terreno, di maniera che se colà passasse l’industria de gli Europei, farebbe da dir felice o più felice, ancor quella parte di Mondo. Imperciocchè il frumento e i legumi introdottivi da gli Spagnuoli, rendono buon raccolto; ma spezialmente è quivi in uso il Maiz, o sia il grano Turco, che Frumentone da noi si appella. Questo è il più ordinario pane degl’Indiani Sudditi de gli Europei, ma v’ha un’altro pane (se pur pane si può chiamare) che si forma di certe radici a guisa di ravanelli, appellate Aipy e Manioca, le quali si seminano, e in termine di quattro mesi vengono alla grossezza del braccio. Queste poi, levata loro la scorza, e ridotte in pezzetti, si seccano dalle femmine al fuoco, e