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14 Il Cristianesimo Felice

ca ambizione, l’insaziabil’avarizia, e la corrotta natura dell’Uomo, che divien peggior talvolta delle bestie più fiere. Esempio simile di crudeltà iniquissima non si leggerà di alcun paese o di alcuna Nazion de Gentili: e bisognò vederlo in gente battezzata, e di professione Cristiana. Quel che accresce l’orrore, fu l’essersi portate querele di sì enormi tirannie da i buoni zelanti Religiosi al Tribunale dell’Imperador Carlo V. Re delle Spagne, e l’essersi trovati mostri di malizia ed ignoranza insieme, i quali con pubbliche Scritture pretesero, che gl’Indiani non fossero Uomini come noi, ma una spezie d’Animali fra l’Uomo e la Scimia, cioè bestie colla Sembianza umana; e che per ischiantare l’Idolatria fosse lecito lo scannar tutti gl’idolatri, che non abbracciassero il Vangelo, allegando esempli delle divine Scritture nel vecchio Testamento. Si poteva egli far di più per infamare la stessa santissima Religione di Gesù Cristo, e la Pietà de’ Cattolici Monarchi? All’empia superstizione de’ Turchi ha da essere riserbato il dilatar colla Spada il dominio, e la falsa legge del Suo ciurmador Maometto; e non già alla santissima Religione di Gesù Cristo, Religione Maestra più che d’altre della Carità, e piantata non col Sangue de’ suoi avversarj, ma con quello de’ suoi pazientissimi Martiri. Fu d’uopo ricorrere fino alla Sede Apostolica per dissipare i pretesti di sì obbrobriose iniquità. Non ne dico di più per passar tosto ad avvertire, che ne gl’Indiani sopravivuti, ed anche ne’ più lontani, tal’odio ed orrore s’impresse della Nazione Spagnuola, e per conseguente della lor Religione, che passando da’ padri ne’ figli, non verrà probabilmente mai meno; e tanto più perchè se cessarono,