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un picciolo Legno d*.avvilo, che va a Cartage- na a America , e che per maggior Scurezza da’ Corlari d'Algieri e di Sale, cita infeftanoquefti mari, veniva con etto noi lino alle Canarie , da «dove poi prendendo il fuo /rombo verfo il Ponente tprofeguiva il fuo viàggio . Così di conferva ufcimmo dal Porto con vento favorevole bensì, ma troppo gagliardo, di modo che fune- ceffario camminar con poche vele . Noi Miffio* nar| allora tutti allégri ci rivolgemmo a dare un perpetuo Addio all’Europa, per rivederla poi a fuo tempo dal Cielo . Tal era la forza del vento , che gonfiando affai 1’ onde.agitava noa poco la nave , e tali erano le piegature, che 1* dava di quando in quando , che eia molto difficile il tenerli in piedi . E in uno di quelli fco» timenti un Marinaro , che llava fpenfierato , cadde in maté/e fu un gullo il vedere , come colui nuotava come un pefce, profeguendo fem- pre a tener la fua pippa in bocca , finché rag-. ' giunfe la nave , e aggrappandoli per una corda vi fall fopra fano elalvo. Non dico qullofcoa- volgimento di uomaco, che univerlalmente provammo , perché quello é un tributo , che tuoi pagare comunemente qualfivoglia , che non è affuefatto al mare, fe non che per effere l’agi- tazion della qave alquanto maggiore dell’ ordinario , furono ancora più veementi le rivoluzioni di ilomaco , che quali tutti più o meno patimmo . Con vento si favorevole arrivammo in fei giorni alla villa dell’IfoleCanarie, benché poi celiando il vento, e levandoli un’altro contrario, fummo coftretti a bordeggiare otto giorni a vifta di Teneriffer. Finalmente dopo quattordici dì, da che fciogliemino le vele, ci riufd di prendere porto in quell’Ifola nel giorno folenne dell’