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Seppi pure che nel colloquio del 17 luglio a Berlino l’imperatore aveva dichiarato espressamente che, se la Russia non si adattasse alle richieste di Vienna alla Serbia e mobilitasse, egli mobiliterebbe subito, e ciò significherebbe la guerra. Gli austriaci tornarono dunque a Vienna con assicurazioni tali, che più ampie non si sarebbero potute pensare. Quando io dissi al mio informatore, che in tali condizioni la guerra era inevitabile ed imminente, egli si strinse nelle spalle e disse che così appunto pareva.

Io feci quell’uso di queste comunicazioni al quale esse erano destinate, e seppi in tale occasione dall’amico del segretario di Stato, che l’imperatore si era espresso anche con lui nello stesso senso.

Tuttavia, con mia sorpresa, non si voleva ancora ammettere nel circolo in cui io viveva, che la guerra fosse imminente. Solo quando 8 giorni dopo fu noto il testo della Nota di Vienna alla Serbia, si parlò altrimenti.

Questa Nota aveva la forma più aspra, che si potesse pensare, conteneva le più forti lagnanze contro il governo Serbo, ed esponeva richieste, che nessuno Stato europeo avrebbe potuto presentare ad un altro. L’Austria-Ungheria voleva la rottura colla Serbia, esclusa qualunque mediazione. Invero la Nota conteneva solo affermazioni unilaterali senza prove, non dava tempo per l’esame, ma esigeva sottomissione immediata ed assoluta senza discussione. Ora ognuno vedeva chiaro che l’Austria voleva agire, che faceva domande esagerate per rendere impossibile un accomodamento, per riacquistarsi il rispetto col colpire brutalmente.

La Serbia aveva accettato nel termine stabilito quasi tutte le richieste, pensando saggiamente che l’Austria aveva perduta la partita se non riusciva a sfoderare la spada, se pure la Serbia si umiliasse. Però a mio avviso la Serbia avrebbe dovuto semplicemente rispondere che accettava tutti i punti della Nota, e l’Austria non si sarebbe dichiarata soddisfatta (per quanto si sarebbe trovata in una condizione difficile), ma avrebbe affermato ciò che affermò di fronte alle effettive concessioni della Serbia: che la risposta della Serbia era piena di uno spirito di falsità, in realtà dunque cinismo, scherno e superbia. In altre parole, la cosa sta come si è detto, l’Austria voleva subito e a tutti i