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Ma lo spirito d’emancipazione inaugurata dalla riforma, e vittorioso colla Rivoluzione, che riconosceva agli Israeliti i diritti civili e li chiamava a parte della civilizzazione occidentale, scemando in essi l’esclusivismo settario, e staccandoli gradatamente dalle vecchie tradizioni asiatiche, dovea necessariamente immegliare le condizioni delle figlie d’Israele.
Infatti al dì che corre le donne Israelite han già consegnato dei nomi illustri alle lettere ed alle arti — Le signorine Estelle e Maria Herzveld in Olanda non sono le sole che coltivino con fortuna le lettere — Betty Paoli e Fanny Lewald fanno in Germania splendida testimonianza al genio israelitico, mentre Grazia Aguilar ci fa vivamente simpatizzare colla sua razza pe’ suoi romanzi amabili e delicati.
Ma l’Israelita che costrinse recentemente il mondo ad inclinarsi al genio della sua razza e che lascierà di sè lunga memoria nella storia dell’Arte, fu senza dubbio Rachèl Félix — per la quale la tragedia francese brillò di una luce nuova ed ignota prima di lei, dopo di lei impossibile. Basti accennare che il Teatro Francese guadagnava per lei in 17 anni 4,394,231,000 franchi. I trionfi ch’ella riportò in tutta Europa, e segnatamente in Russia, rimangono tuttavia unici nei fecondi annali degli entusiasmi.
Sara, Lia, Rebecca e Dina sorelle di Rachele, benchè a questa di gran lunga inferiori,