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immorale, che di fianco al vigoroso e calmo filosofare della Germania e dell’Italia, caduta appena dalle mani maestre del suo trovatore, vestiva le solite leggiere forme dei nostri vicini d’oltr’alpe.
Gli enciclopedisti non giovarono alla donna che indirettamente, abbattendo un dispotismo che si esercitava vigorosamente a di lei spese; ma assorbiti taluni di essi nella grande demolizione, altri dediti corpo ed anima all’epicureismo di La Fontaine, di Molière, di Gassendi e di Montesquieu, continuarono le ingenue tradizioni dell’Oriente, essere l’uomo il solo rappresentante della specie, non essendogli la donna che una amena appendice — Spettava a Beaumarchais ed a Condorcet di applicare pei primi alla donna lo spirito emancipatore di quella filosofia, che minacciava di snaturarsi, facendosi anch’essa monopolio dell’uomo, e ad invocare l’attenzione dei legislatori sulle sue condizioni; e dopo di loro una serie generosa di eloquenti scrittori si fecero campioni della donna, sia posandone apertamente la tesi, sia insinuandola in ogni forma letteraria.
La donna francese non se ne stette passiva ed indifferente nel felice risorgimento. Con madama di Chastelet, madama Graffigny, madama La Fayette, madama Tencin, madama Riccoboni, ella aveva già seguito agli avamposti il movimento filosofico — ella seguì con pari ardore il movimento politico — e le donne