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e mezzo d’uomini; noi siamo ancora a domandarci con angosciosa peritanza s’egli è pur vero che molto si facci, che si faccia abbastanza per isbrutalizzare l’umanità ed avviarla ad immortali destini.
Taluni che nel giudicar del presente prendono costantemente le mosse da tre secoli innanzi, non rifiniscono d’applaudirsi di ciò che si è fatto, e non credono siavi per l’umano consorzio possibile avanzamento — Altri, che hanno affatto smarrito il punto di partenza dell’umanità, piangono che nulla si è fatto fino ad oggi, che tutto è da farsi — I primi, beatamente cullati da un ottimismo a tutta prova, si esagerano i fasti dell’età presente, al tutto estranei al fecondo programma dell’avvenire; i secondi, rinnegando i fasti delle età passate, ne smarriscono gl’insegnamenti. E gli uni e gli altri sono parziali; e gli uni e gli altri dannosamente influiscono sullo spirito delle masse; chè, od invitano i popoli ad adagiarsi in un’oasi improvvida ed immatura, o li prostrano e li accasciano in un inerte scoraggio.
Non noi così — Convinti, recarsi in grembo l’umana natura i germi fecondi d’ogni possibile avanzamento, e svolgersi questi con ordine logico in fasi progressive, noi crediamo aver essa innanzi a sè tracciato il compito di ciascun tempo, e tutti e ciascuno di questi, fatalmente recarsi colle imperfezioni del passato le promesse del futuro. Nè vogliamo escluse