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ci associamo di gran cuore, ma vorremmo ancora che provvedeste il padre ed il pane a tutti gli uomini che nascono. Avete voluto che la moglie mantenga il marito quando non ha nulla; ma noi vogliamo controllare un po’ le sue spese quando ha qualche cosa. Ci bisogna allevare i figli con dispendio di tempo, cure, fatiche, veglie e salute? ben volentieri, ma vogliamo anche che la legge ci faccia rispettare da questi uomini dei quali siamo le prime benefattrici, e non venga loro a dire ad ogni terzo momento «vostra madre è imbecille.» Voi vagheggiate una riforma dello statuto ed un’allargamento del regime costituzionale, noi ci accontentiamo di uscire dal regime dispotico.
Voi, signori, fate le leggi, e noi non siamo consultate, ci confezionate in ogni maniera di salse, e non ci domandate, neppur per forma, se non ce ne stiamo a disagio. Molti di voi tranquillamente desiderosi del bene e disposti a farlo, senza soverchio calore però, dicono che le donne nel Codice attuale stanno come sante nella nicchia, che hanno ottenuto molto, che di più veramente non si poteva e non si saprebbe fare per loro, e molte altre frasi da gente contenta e che vorrebbe che altri s’accontentasse. – Mi duole davvero di gettar delle nubi su quei rosei cuori, ma non siamo contente affatto e per non importunarvi con troppe cose in una volta, ne cerchiamo una sola, il voto politico.
Ottenuto questo verrete voi stessi ad informarvi dei nostri bisogni e non crederete di perdere il vostro tempo.
Ma qui mi vedo assalita da un nembo di ma di se di forse, ai quali tutti darò udienza e risposta.
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Il diritto politico fu in tesi astratta riconosciuto alla donna al pari dei diritti civili. – Cittadina e contribuente nella città,