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muore sul labbro. La vergogna di un simile organamento che diffonde il vizio alle spalle della miseria è ributtante.

Taglio corto su molti altri punti sui quali ci è duopo invocare l’attenzione del legislatore onde non dilungarmi troppo dalla meta, e perchè quanto ho detto di volo convincerà i più sonnolenti ottimisti che le donne hanno bisogni, soffrono ingiustizie, sono tese negli interessi più vitali e che niuno le rappresenta davanti alla legge per ispeciale mandato, e questa dorme fra due guanciali credendo che, poichè non si parla, tutto cammini pel meglio.

No, vogliamo che ci si abbadi, e siamo divenute esigenti. Le vostre lodi e le vostre odi non ci divagano più. Avete finito di menare il can per l’aia chiamandoci «angioli del focolare e regine della famiglia.» Tutta questa lirica che per conto vostro avete gettato nei ferravecchi e che venite ripulendo per conto nostro, si risolve a fatti in un vero musulmanismo con frasario cristiano. Voi non siete più poeti generalmente, ed i pochi che rimangono drappeggiati nella toga senatoria, dando la destra al collega banchiere e la manca al collega industriale, cantano all’unissono con questi

«La sventura non è bella
E glorioso il duol non è».

Non troverete dunque irragionevole che anche noi facendo tesoro delle lezioni che ci date in versi ed in prosa, domandiamo quelle guarentigie che avete stimate opportune e necessarie per voi medesimi.

Voi trovate intollerabile di non poter essere sindaci a 25 anni, noi troviamo insopportabile di essere pupille a 90. Voi volete pagar meno, noi vogliamo sapere almeno perchè paghiamo tanto. Voi volete che ogni cittadino non imbecille sia elettore, e noi vogliamo si riconosca che vi sono donne non imbecilli. Voi volete l’abolizione della pena di morte, e noi, figuratevi! vi