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il diabete grave, certe affezioni del neurasse, la tabe, le mieliti, la paralisi generale progressiva, i postumi delle affezioni vascolo-cerebrali a ripetizione, il missedema, ecc., ecc.

Sotto il punto di vista che qui ci interessa, la malattia ha, in massima, tanto se acuta e guaribile quanto se cronica ed inguaribile, due gradi a seconda che concede o no qualche compensazione, e a seconda che lascia all’individuo qualche possibilità di bastare a sè stesso oppure lo obbliga a richiedere l’assistenza altrui per le diverse necessità fondamentali di vita. Quando il paziente non può da solo nè reggersi, nè camminare, nè agire per il soddisfacimento dei proprî essenziali bisogni, esso diventa di assoluto carico alla famiglia; e qualora questa non ne abbia i mezzi, o gli manchi o gli sia venuta a mancare, egli passa a carico del corpo sociale. La tesi eutanatistica non può riguardare che questi infermi divenuti irremissibilmente incapaci di ogni iniziativa personale, impossibilitati a vivere senza l’aiuto altrui, giunti alla completa invalidità; in altri termini, quelli in cui la malattia si è stabilita permanentemente, ed è diventata cronica con tutto il corredo delle impotenza fisiche ed anche psichiche che contrassegnano l’irreparabile deperimento progressivo terminale.

Tale è la sorte, in particolare, di certi tubercolosi e cancerosi all’ultimo stadio, dei paraplegici per mieliti, per tabe o per frattura della spina, dei paralitici da ripetuti