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fanciullo non ancora paraplegico, nè storpio ai suoi parenti: come rompere questo legame famigliare?

Lo stesso ritardo per riconoscere e diagnosticare a tempo il rachitismo e il sordomutismo, perfino il cretinismo (almeno sporadico, oppure nelle sue gradazioni attenuate), impedisce di applicare ai soggetti che ne saranno o se ne riveleranno poi affetti, il provvedimento eliminatorio. Leopardi era certo un rachitico e ne rimase infelice tutta la vita; ma lo si sarebbe dovuto sopprimere? Il Richet dice che, applicando a rigore il provvedimento selettivo a tutti i deformi, si perderebbero forse degli individui di valore intellettuale, e confessa che “forse qua e là si sarà annientato qualche ragazzo dotato di qualche talento„; ma, soggiunge a proprio conforto, “sarebbe un picciol danno; per la Umanità futura il numero importa poco„ (p. 166). Io opino invece che la salvezza di un Byron e di un Leopardi, di un Esopo o di un Eugenio di Savoia (essi pure rachitici e gobbi) e di altri uomini consimili avariati nel corpo, ma eccelsi nell’intelletto, compensa coi prodotti del loro genio la conservazione di qualche centinaio di individui inferiori, che tali sono non per colpa loro, ma quasi sempre per i peccati altrui.

Restano le mostruosità, la polidattilia, il labbro leporino; ma non è detto che tutti i portatori di queste malformazioni siano elementi di scarto sotto l’aspetto mentale. Era