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spetta dare o togliere il dolore, i più si sono dichiarati contro la uccisione dei cancerosi. Essi hanno allegato le imperfezioni della Medicina, arbitra in tal modo di vita e di morte, mentre potrebbe avere sbagliata la diagnosi e la prognosi; e hanno espresso, giustamente, il dubbio che all’atto pratico si possano trovar medici che consentano ad uccidere il loro cliente, pur sapendo della propria impotenza a guarirlo. Quanto al motivo che il canceroso dovrebbe trovare questa morte liberatrice perchè i “medici ignorano la causa del cancro„, esso sarebbe purtroppo valido per un numero assai grande di malattie; nè la “causa„ presunta oggi di molte infermità è sicura, nè, anche quando lo fosse (come lo è in alcuni casi), ciò non implica nella Scienza medica la capacità di guarirla: qui, come tanti altri, il consigliere Cook ha confusa la “curabilità„ che si può sempre effettuare anche nel cancro (per lo meno morfinizzando l’infelice canceroso) con la “guaribilità„!

Nella discussione è venuta da parte della gente di Chiesa un’altra obiezione: che cioè in Dio potrebbe sempre sorgere la volizione e con essa naturalmente il potere di guarire anche questa terribile malattia. A tale uopo, ha scritto il dott. Samuele Benson, ministro Presbiteriano americano, basta un “atto di fede„; egli, il reverendo, può affermare che trovandosi malato spacciato di pleuro-polmonite (stravagante avvicinamento di una malattia curabile e guaribile con una “incu-