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riconosciuti incurabili, degli idioti e dementi, dei mostruosi, ammesso che il principio dell’eutanasia, dalla sfera dei sentimenti pietosi, quasi tutta racchiusa nei limiti dell’azione di famigliari o amici o camerati, dovesse passare nella sfera degli interessi collettivi di tutela spartana della specie, di rigenerazione della razza, come domanderebbe un’Eugenetica spinta agli estremi delle sue finalità. Ma anche allora, esulando dall’azione omicida od eliminatrice ogni interesse privato di carattere egoistico, anzi essendovi la motivazione ideale di un miglioramento fisico e psichico della collettività, che ne verrebbe liberata dai suoi inutili o perniciosi sub-valori sociali, non si potrebbe mai usare la qualifica denigratoria di “assassinio„; sarebbe il momento di parlare di “selezione sociale„ ottenuta coi metodi più rapidi e decisivi.

È vero che fra gli argomenti storico-medici a favore dell’eutanasia si cita l’episodio di Mirabeau, che vicino a morire e con lucida coscienza della sua prossima fine, avrebbe impetrato dal celebre medico e filosofo Cabanis e dal Petit, di affrettargliela; e i due amici gli avrebbero somministrato oppio ad esuberanza. Questa appare indubbiamente una leggenda rivoluzionaria; certi invece sono altri episodi dove rifulgono le gloriose tradizioni umanitarie della Medicina francese, la quale, per un principio di dignità scientifica, si è rifiutata sempre di tradurre in pratica la tesi dell’uccisione misericordiosa