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solito i più chiari e precisi, permangono in vigore le grandi idee umanitarie conservatrici. In questi ultimi anni, dopo che il quesito dell’eutanasia, almeno propinata dal sanitario, si è presentato alla coscienza medica, le si sono dichiarati sfavorevoli, sia in astratto, sia in concreto, il Sicard, il Bouquet, il Guermonprez; anzi, questi, che ha credenze cattoliche, ha dato al suo libro un titolo espressivo di formale condanna: L’Assassinat médical! Incerto alquanto nel domandarsi se in fin dei conti l’eutanasia non sarebbe la “carità suprema„, è stato Giulio Régnault qualche anno fa; però ripeteva il titolo feroce. Ora, “assassinio medico„ è un pessimo battesimo; poichè anche nella terminologia giuridica francese la figura dell’“assassinat„ implica gli elementi aggravanti della premeditazione e dell’agguato o per cupidigia, o per vendetta, o per altri fini egoistici consimili: si sarebbe dovuto dire “meurtre„, che significa, in ogni caso, omicidio semplice, in quanto si sottintendono allora motivi anche legittimi, come la difesa personale, l’atto passionale di chi difende il proprio onore (per es., nell’adulterio). Nel caso nostro, motivo, se non legittimo, certo scusabile fino ad un dato punto, sarebbe la commiserazione.

Forse, nel battesimo del Guermonprez viene alluso alla uccisione, questa volta premeditata, o (direbbe Appiano Buonafede) “ragionata„, dei vecchi impotenti, degli infermi