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filantropia male intesa e di umanitarismo eccessivo. Oggidì — così si dice da tutti questi riformatori futuristi — la pietà e la carità si sono trasformate in un sentimentalismo sbagliato; se un allevatore di cavalli strapazzasse i suoi migliori stalloni e le sue più belle giumente per lasciar riposare le rozze, noi lo diremmo pazzo; ebbene, esclama Giulio Régnault, non è quello che facciamo noi uomini lottando contro la inesorabile legge di selezione? Non sarebbe meglio che sopprimessimo tutti i soggetti deboli, fisiologicamente miserabili, i così detti “aborti„? Perchè imporre ai sani e robusti un còmpito di lavoro, reso ancor più arduo per il mantenimento di tanti individui destinati a lasciare imbastardire la razza?

Nella filosofia di Nietzsche questa selezione alla spartana è assunta a regola di condotta in una Società sempre più eletta; il “Superuomo„ nascerà tanto più facilmente quando gli avremo tolto dalla ascendenza ogni elemento degenerogeno o minorativo. Anche il grande romanziere Wells descrive la sua Società ultracivile dell’avvenire preparata ad applicare senza batter ciglio la legge crudele della soppressione dei malformati, dei gracili, degli incompleti. L’usanza spartana del Taigeto tornerebbe in onore, e si rimetterebbe a nuovo il costume antichissimo di eliminare gli inetti, gli inutili, e tutti gli involontari parassiti del corpo sociale. Progresso o ritorno atavico?