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suo paese ideale i magistrati e i sacerdoti saranno incaricati di presentare colle migliori maniere agli incurabili e sofferenti il loro obbligo di andarsene da questo mondo, in quanto essi son divenuti di carico o di insoffribile spettacolo ai sani e robusti: e gli infelici si lascieranno persuadere a morire di fame o ad essere eliminati durante il sonno.

E Francesco Bacone nel 1621 scriveva: “Io reputo che ufficio del medico sia di rendere la salute e di alleviare le sofferenze e i dolori, non solo quando questo sollievo può condurre alla guarigione, ma anche quando può servire a procurare una morte dolce e calma..... Al contrario i medici si fanno una specie di scrupolo e di religione di tormentare ancora il malato allorquando la malattia è senza speranza; a mio avviso invece, essi dovrebbero possedere tanta abilità da addolcire colle loro mani le sofferenze e l’agonia della morte„.

La tesi della libertà dell’eutanasia, almeno in astratto, è stata ripresa nel corso del secolo XIX in Europa da parecchi, fra cui il medico francese Billon fin dal 1820, più presso a noi da Lionello Tollemache nel 1873, dal dott. Gregory poco dopo, e più arditamente, appena qualche anno fa, nel 1919, dal professore Binet-Sanglè dell’Istituto Psicologico di Parigi. In Germania, il Munck nel 1887, e l’alienista Paolo Naecke di Lipsia nel 1903, le si sono dichiarati favorevoli. Anche in