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quella Scuola così perniciosa allo Stato. Quando si sostituisca la inaccessibilità del piacere perfetto con la intollerabilità del dolore, Egesia Pisitanato viene pur esso a collocarsi fra i vaticinatori dell’odierna Eutanasia.

L’Epoca Romana fu, come ognun sa, contrassegnata da un grande numero di suicidii politici e comandati; e nei classici Latini si trovano chiari accenni alla necessità di procurarsi la morte ogni qualvolta la vita non valesse più la pena di essere vissuta, o per disinganno a riguardo delle sorti della patria, dolore acerbissimo per quegli antichi, o per stanchezza vera e propria del vivere: su di che torneremo.

Ma il diritto di uccidere i sofferenti non fu considerato durante l’Antichità in tutta la sua dipendenza dalle leggi naturali ed in connessione con le leggi sociali; bisogna attraversare tutto il Medio Evo, bisogna giungere al poderoso risveglio degli spiriti nei secoli del Rinascimento Occidentale per vedere riapparire il concetto platoniano ed egesiano della morte eliminatrice o liberatrice. Tommaso Moro e Francesco Bacone si fecero allora gli apostoli della eutanasia: nel loro pensiero, l’agonia sarebbe tale spaventevole tormento da giustificarne l’affrettamento, non soltanto libero, ma altresì obbligatorio.

Tommaso Moro ha patrocinato nell’Utopia (Lib. II, 5) il costume dell’eutanasia. In quel