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torture dell’agonia; e presso molti popoli questa è una funzione assunta dai compagni medesimi.

Nelle piccole e grosse bande delle Compagnie di ventura, ai tempi del Trecento e Quattrocento, quali furono descritte dallo storico Cibrario, questa funzione, ma non per pietà, bensì per fini di immediata rapina sui morti, era affidata a malviventi assoldati dai cavalieri stessi sotto il nome pittoresco di “scorticatori„. Non ostante i decantati progressi della nostra “Civiltà„, durante le guerre moderne, qualche volta i soldati inferociti dal contrasto, ebbri di sangue fino alla carneficina, hanno finito sul luogo a colpi di baionetta o di calcio di fucile i nemici soccombenti; lo si è veduto perfino nell’ultima guerra! Ben rare volte l’uccisione dei feriti è compiuta per vera compassione; durante la Guerra Balcanica del 1912 si seppe che alcuni ufficiali Serbi avevano fornito i mezzi per suicidarsi ad un loro compagno orribilmente mutilato dai Bulgari. Ma per lo più i moribondi sui campi di battaglia, gemebondi ed imbarazzanti, sono accoppati dai saccheggiatori.

Ma venendo alle dottrine con cui si giustifica o si vuole giustificare la Eutanasia nella vita civile e non nella militare, è curioso il notare che essa si è affacciata alla coscienza umana nei maggiori momenti della Civiltà; ne accennarono la teoria parecchi grandi pensatori dell’Antichità, fra cui basta