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e giuridico, uccidere i moribondi e i malati inguaribili condannati a patire senza speranza. È questo il lato obiettivo più noto della Eutanasia.

L’Eutanasia ha intanto un primo aspetto: essa è la morte volontariamente scelta da chi è stanco di vivere, ed è la facilitazione del suicidio, che ha avuto presso qualche popolo dell’Antichità la sua legale procedura, o almeno era usanza ammessa ed ammirata. Sopratutto ai vecchi, che si sentivano addosso il peso degli anni, questa forma di eutanasia era permessa. Se ne ricordano varî esempî fra popoli ancora semibarbari come i Celti, e fra altri ben più inciviliti come gli Egèi (Mediterranei, Elleni).

Fra i barbari eutanatisti Plinio ci dà contezza degli Iperborei, che “per la salubrità del loro clima vivono a lungo, e più vivrebbero, se noiati della vecchiezza e della vita, non usassero, dopo buoni e allegri conviti, precipitarsi in mare dall’alto di certe rupi destinate a questo orribile ufficio„ (Buonafede).

Sul disprezzo dei Celti per la vecchiaja e sulla loro facilità di troncarne il decorso col suicidio, abbiamo la testimonianza di Silio Italico, tanto più importante che il Poeta stesso vien citato come esempio di spontanea eutanasia:

“Prodiga gens animae et properare facillima mortem;
Namque ubi transcendit florentes viribus annos,
Impatiens aevi spernit novisse senectam;
Et fati modus in dextra est...„.